Questo blog è stato scritto all’interno del corso
universitario Storia delle cose – Anatomia e antropologia degli oggetti. Il corso intende
analizzare dal punto di vista antropologico il legame che si forma tra
l’utilizzatore o il costruttore di un oggetto e l’oggetto stesso. In
particolare il tema dell’anno è stato l’Artificiale e sono state analizzate differenti cose artificiali da vari punti di visto quali artistico,
culturale, storico e sociologico.
L’oggetto artificiale trattato nel blog è il fiore artificiale, nello specifico ciò che si pensa di esso, ciò che esso rappresenta e le curiosità collegate.
Come scritto da Fosbroke nell’Encyclopaedia of Antiquities, i fiori artificiali hanno
una storia tanto antica quanto
variegata, che li ha portati ad attraversare tutto il mondo nella loro
evoluzione. Si presume essi nascano dall’Antica Grecia in cui furono per la prima
volta prodotti con corni e lino colorati. La creazione manuale si perfezionò
nel tempo e l’artigianato si fornì di strumenti utili alla fabbricazione dei
fiori, come per esempio degli stampi di cui fortunatamente
esistono delle collezioni in musei di pezzi originali. La produzione si espanse grazie all’incremento della domanda e nacquero numerose fabbriche in giro per il
mondo. L’innovazione tecnica raggiunta è dimostrata dalle decine e decine di brevetti susseguitisi di macchinari per la produzione di
fiori artificiali.
La grande produzione industriale di silk flowers non ha escluso però che la creazione degli stessi
fosse associata anche ad un mestiere povero, eseguito anche da molti bambini
costretti a lavorare fin dalla tenera età per molte ore al giorno e per pochi
soldi, come attesta il Children’s Employment Commission e come
racconta la canzone Artificial flower di Bobby Darin.
I fiori artificiali più diffusi e conosciuti sono
quelli utilizzati in sostituzione ai fiori naturali: essi ne imitano le
caratteristiche di colore e bellezza. Vi sono ovviamente dei pro e dei contro nella
scelta dell’artificiale al posto del reale: come pro è evidente la facilità di
manutenzione e il lungo periodo di vita, come contro però i fiori artificiali
non sono in grado di emettere fragranze, o almeno non tutti, vi sono infatti delle invenzioni che sopperiscono a questa mancanza strutturale.
I materiali utilizzati per la produzione dei fiori sono molteplici. Il
materiale più diffuso è il tessuto di poliestere: la produzione di fiori in questo materiale
consiste in breve nel tagliare il tessuto di poliestere per creare dei petali,
pressarli per ottenere un effetto più realistico mediante zigrinatura e
nell’assemblaggio degli stessi.
I fiori artificiali sono ampliamente presenti
anche nell’industria della moda. In essa, oltre alle stampe floreali, sono utilizzate
delle vere e proprie applicazioni sui vestiti che vengono confezionate con
maestria: molti stilisti famosi hanno utilizzato questa tecnica nelle loro collezioni e, come
testimonianza della grande diffusione del floreal style, è stata allestita un’
esposizione presso il Metropolitan Museum of Art che ha una sezione dedicata ai
fiori, chiamata Parurier Floral dove si possono ammirare
queste opere d’arte.
I materiali con cui sono realizzati i fiori
artificiali non si limitano al tessuto.
Un esempio è la carta: l’artista contemporanea
più famosa è l’americana Livia Cetti, la
quale trae ispirazione dalla natura per creare dei gioiosi e colorati
capolavori. Ella ha deciso di diffondere i suoi segreti insegnando alla FlowerSchool le sue tecniche e raccogliendole in un libro. Un altro artista contemporaneo ammirato
dalla stessa Cetti è l’ucraino Vladimir Kanevsky, il quale ha scelto come materiale per il suo
lavoro la porcellana.
Altri materiali con cui sono creati i fiori sono sapone,
plastica, cera, argilla e vetro.
In particolare con il vetro, in particolare il vetro di Murano, sono realizzati dei fiori
di straordinaria delicatezza e leggerezza. La fusione tra l’arte del lavorare
il vetro e l’amore per la natura di famosi pittori del passato quali Van Gogh e
Renoir, ha portato alla Collezione Impressionismo, una collezione di lampadari in vetro di Murano.
Sempre in vetro sono anche realizzati i fiori che
fanno parte della raccolta Glass Flowers: trattasi di modelli
botanici, molti a grandezza naturale, creati per analizzare da vicino i
dettagli delle specie di piante.
Questo è solo un esempio dei molteplici casi in
cui i fiori artificiali sono stati realizzati e utilizzati per scopi
scientifici.
A partire da Mary Delany, vissuta nel XVIII secolo, che
ritagliava e incollava insieme pezzetti di carta per creare accurati modelli di
studio per i botanici, per arrivare ad oggi dove si realizzano fiori che si
discostano sempre di più dalle dimensioni/forme/sembianze dei corrispettivi
naturali. Degli esempi sono i fiori 3D utilizzati per lo studio dell’impollinazione che sono
mera plastica, i Nanofiori
che sono larghi appena 10 micron (un capello umano potebbe ospitarne una decina
solo nella sua sezione trasversale), le E-piante ovvero fiori con all’interno fili
conduttori che potrebbero monitorare le funzioni vitali della pianta o creare
delle cellule a combustibile basate sulla fotosintesi, e ancora la X-flora: dei fiori
spaziali che riproducendosi fornirebbero derrate alimentari infinite
all’umanità, per ora purtroppo solo fantascienza.
Nel corso della storia sono state molte le
curiosità associate ai fiori artificiali.
Si dice che la regina Maria Antonietta, anche detta regina dei
fiori, fosse innamorata dei suoi giardini. Il conte d’Artois, per
stupirla, commissionò al pittore e scultore Joseph Wenzel, un bouquet di rose bianche
artificiali con incise le
iniziali della regina su ogni petalo. Il risultato fu così perfetto da provocare lo
stupore degli astanti e della stessa Maria Antonietta.
Un’altra curiosità riguarda la
regina Maria Vittoria: la sovrana Savoia seguì il marito Amedeo I in Spagna
dove ebbero la corona. Inizialmente mal voluti, la regina si distinse per il
suo buon cuore con molte iniziative per i più poveri. In particolare, la regina fu colpita
dalla durissima vita delle lavandaie: aveva notato come queste donne dovessero
abbandonare i propri figli da soli per ore, per lavorare nelle gelide acque del
Manzanarre; così fece costruire asili per i loro bambini, affinché fossero
assistiti mentre le madri lavoravano. Si guadagnò così l’appellativo di La
reina de las lavanderas e, alla
sua morte, furono recapitati mazzi di rose finte recitanti “A la memoria de
doña Maria Vittoria, las lavanderas de Madrid, Barcelona, Valencia, Alicante,
Tarragona, a tan virtuosa Señora”, conservati con lei nella Basilica di
Superga.
I fiori sono sempre stati ammirati ed apprezzati
per la loro bellezza, e proprio per questo l’architettura e il design, che
cercano di riprodurre e reinventare il bello, hanno tratto spunti dalla natura per
la realizzazione di molteplici opere. Esempi ne sono l’istallazione Whatami, fiori
rossi in vetroresina alti 5 metri che producono luce di sera e forniscono ombra
di giorno, l’esposizione Natura design magistra o
ancora Flower power, il lampadario che
unisce tulipani artificiali a sifoni in vetro e che ha suscitato un grande
interesse nel pubblico di HOMI, il salone degli stili
di vita del 2017.
Un’ulteriore funzione dei fiori è l’elogiare il
ricordo: così succede all’Australian War Memorial dove i visitatori possono
apporre un fiore sui Rolls of Honour che riportano il nome dei caduti identificati
in guerra.
Da questa panoramica si evince come gli utilizzatori dei fiori artificiali siano
svariati, dalla casalinga allo stilista, dallo scienziato ricercatore al
designer: ognuno di essi prende ispirazione dalla natura per ricreare qualcosa
di unico e di eguale bellezza.